Post Image

Il mio nome è Dea, sono un’artista e fervida attivista per i Diritti Umani e per la Pace. Ho militato per anni in diversi movimenti che promuovono il dialogo fra Israeliani e Palestinesi, fra cui il movimento di donne Woman Wage Peace.
Nei quasi vent’anni di vita in Israele, ho subìto molte guerre, terrorismo, incendi, di tutto.

Eppure quest’ultima guerra non ha niente a che vedere con tutte le altre guerre avute fin’ora: sembra una guerra definitiva ed apocalittica, per la sua portata, estensione e gravità.

Io sono ancora in stato di shock, ma cercherò di condividere la mia testimonianza e il mio messaggio.

Sabato scorso per noi era la festa della gioia della Torah (Simhat Torah). Sapevano benissimo che, essendo festa ed essendo shabbat, noi avevamo tutti i dispositivi elettronici spenti, ivi compresi i cellulari.

Ci siamo svegliati la mattina al suono delle sirene di guerra e ai boati delle esplosioni dei missili che piovevano ovunque nel Paese.

Molte persone hanno continuato a pregare e a ballare durante tutto il giorno di festa, malgrado i missili continuassero a cadere a profusione.

Sono cominciati poi, nel giro di un’ora, gli assordanti voli di cacciabombardieri sopra le nostre teste, giorno e notte. Siamo precipitati in un incubo, in un vero inferno.

Ma al di là di tutta la descrizione dell’orrore della guerra, vorrei lanciare un messaggio.

In questi anni in Israele ho compreso innanzitutto che a livello internazionale non solo non c’è alcun interesse a porre fine al conflitto fra Israeliani e Palestinesi, ma anzi che ci sono troppi interessi in ballo, da più parti, a mantenerlo attivo. La guerra è il più grande e fiorente business del pianeta. L’Industria bellica, come qualsiasi altra industria, è soggetta alle leggi di mercato: se non ci sono clienti, non si vendono le armi. E per avere clienti, bisogna avere guerre.

Questa guerra fratricida fa comodo a troppi. 

Altrimenti, da tempo si sarebbe potuto trovare una soluzione diplomatica.

La guerra è un grande Buco Nero che inghiotte tutto e tutti. E la violenza che l’alimenta è una droga che porta a crisi di astinenza ed alla richiesta di dosi sempre più massicce. In questi anni ho visto come Palestinesi ed Israeliani siano dipendenti dalla violenza della guerra: dopo un po’ di mesi senza ammazzarsi a vicenda, cadono in una mutua crisi di astinenza. Diventa uno schema collettivo, un disco rotto che le persone hanno quasi il bisogno di ripetere e ripetere in maniera ossessiva, ogni volta ad una maggiore intensità. Questa è la spirale della violenza umana e delle guerre. 

Abbiamo ben visto in questi 3 anni come sia bastato un solo virus per far emergere così tanto odio, cattiveria e meschinità nelle persone. Figuriamoci fra persone in guerra da 70 anni dove ogni famiglia implicata ha almeno un morto nel conflitto.

In queste ore tragiche, in cui sta avvenendo un massacro di vite umane senza precedenti, è davvero un insopportabile e desolante spettacolo umano quello dei complottari tuttologi che sanno tutto del conflitto fra israeliani e palestinesi vivendo a migliaia di Km di distanza, e fra loro fanno a gara a chi tira fuori le più deliranti teorie antisemite di sempre.

Questi annoiati leoni da tastiera, dopo i vaccini, la farina d’insetti, le scie chimiche, la guerra in Ucraina, han bisogno di un nuovo diversivo… eccoli tutti nel nuovo stadio virtuale a sfoggiare la bandiera della propria squadra preferita: chi è proPalestina, chi è filoSionista. 

Tutti questi discorsi vuoti e vani su chi è più colpevole o su chi ha cominciato per primo, non solo non servono a chi sta subendo la guerra, ma anzi vanno ad alimentare l’odio che l’ha prodotta. A cosa servono tutti questi discorsi vani? A chi servono?

A queste persone voglio dire: se vi sta davvero a cuore il conflitto, fate qualcosa di concreto per aiutare i giocatori della vostra squadra preferita, Palestina o Israele che sia. Partite come volontari verso le aree colpite dalla guerra insieme a qualche org umanitaria e date una mano a tirar fuori le persone da sotto le macerie, assistete i feriti, sfamate gli sfollati, insomma in una guerra c’è tanto da fare per alleviare un po’ le sofferenze e la vostra presenza sarebbe di grande aiuto.

Oppure inviate aiuti umanitari o denaro alle persone che stanno perdendo tutto.

Insomma agite, fate qualche azione utile.

E se invece preferite star lì con le chiappe al caldo sdraiati sui vostri divani a commentare post e video insulsi, per lo meno abbiate il buon gusto di tacere ed evitate di alimentare ulteriormente l’odio contro la vostra squadra avversaria!

Il vostro odio per una delle due parti in causa, non fa che portare legna all’incendio.

Ogni volta che noi siamo “di parte”, ogni volta che ci schieriamo per una delle due fazioni, stiamo contribuendo al conflitto che oppone in maniera dualistica gli uni contro gli altri, ossia contribuiamo a mantenere vivo l’odio che ha prodotto questa orribile guerra.

D’altronde la guerra è l’ultimo stadio dell’odio umano, ma comincia molto prima.

La miccia della guerra comincia in famiglia, nelle nostre relazioni interpersonali: ogni conflitto dualistico contro qualcuno, ogni divisione, ogni lotta intestina, ogni odio personale, ogni odio per un gruppo, per una categoria umana, è l’inizio della guerra.

Quando si arriva alla guerra è ormai troppo tardi.

La fiamma dell’odio va spenta prima, sul nascere.

E se vogliamo fare qualcosa per dare un contributo, pregare non è sufficiente: che ognuno di noi oggi stesso vada a rappacificarsi con il familiare contro cui è in conflitto, con l’amico a cui non rivolge più la parola, con il vicino di casa contro cui è in lotta da anni. Solo le azioni possono invertire la frequenza dell’odio. Solo alimentando relazioni armoniose, non rinforziamo l’odio che alimenta la guerra.

Quando mi chiedono: tu Dea da che parte stai? Da parte d’Israele o della Palestina?

Io rispondo che sto dalla parte della Pace, ossia dalla parte di entrambi, ebrei e musulmani, tutti figli del Patriarca Avraham. Sto dalla parte della Vita e dell’Armonia fra gli uomini.

La guerra è un orrore senza fine per tutti. Non ci sono vincitori in una guerra, ma solo sconfitti a vari livelli.

Siamo tutti sconfitti, l’umanità intera è sconfitta.

Dea

Next
La rivoluzione digitale